09 agosto 2019



L’AMORE DI DIO
OSEA 11:1-11 
Quando Israele era fanciullo, io l'amai, e fin dall'Egitto, chiamai il mio figliuolo. Egli è stato chiamato, ma s'è allontanato da chi lo chiamava; hanno sacrificato ai Baali, hanno offerto profumi a immagini scolpite. Son io che insegnai ad Efraim a camminare, sorreggendolo per le braccia; ma essi non hanno riconosciuto ch'io cercavo di guarirli. Io li attiravo con corde umane, con legami d'amore; ero per loro come chi sollevasse il giogo d'in su le loro mascelle, e porgevo loro dolcemente da mangiare. Israele non tornerà nel paese d'Egitto; ma l'Assiro sarà il suo re, perché han rifiutato di convertirsi. E la spada sarà brandita contro alle sue città, ne spezzerà le sbarre, ne divorerà gli abitanti, a motivo de' loro disegni. Il mio popolo persiste a sviarsi da me; lo s'invita a guardare in alto, ma nessun d'essi alza lo sguardo. Come farei a lasciarti, o Efraim? come farei a darti in mano altrui, o Israele? a renderti simile ad Adma? a ridurti allo stato di Tseboim? Il mio cuore si commuove tutto dentro di me, tutte le mie compassioni s'accendono. Io non sfogherò l'ardente mia ira, non distruggerò Efraim di nuovo, perché sono Dio, e non un uomo, sono il Santo in mezzo a te, e non verrò nel mio furore. Essi seguiranno l'Eterno, che ruggirà come un leone, poich'egli ruggirà, e i figliuoli accorreranno in fretta dall'occidente.Accorreranno in fretta dall'Egitto come uccelli, e dal paese d'Assiria come colombe; e io li farò abitare nelle loro case, dice l'Eterno.


Il profeta Osea visse in un periodo storico difficile, il suo ministerio si svolse quasi alla fine del regno di Geroboamo. II re di Israele, l’uomo che fece "Ciò che è male agli occhi del Signore". Seguendo l'esempio del re, anche il popolo d’Israele si allontanò dalle vie del Signore a causa della durezza del proprio cuore. Avendo trascurato la legge di Dio, subì le conseguenze della sua disubbidienza, ma gli occhi del Signore sono sempre stati su Israele, il Suo popolo particolare. Dio non lo abbandonò e suscitò continuamente uomini e donne, che seguirono pienamente le Sue vie e poter così esortare il Suo popolo ad abbandonare il peccato ed a consacrarsi a Lui. Circa 753 anni prima della venuta di Cristo, Osea parlò ad Israele e ai sacerdoti, sviatisi a causa della propria corruzione morale, esortandoli a ritornare al Signore per poter trovare così favore e grazia. Il capitolo 11 di questo libro parla appunto dell’amore di Dio e della sua misericordia verso Israele, infatti nel primo verso del capitolo scopriamo una prima verità:
L 'amore incondizionato di Dio verso il suo popolo.
L'apostolo Giovanni nella sua prima lettera affermò una verità che sperimentò personalmente: "Dio è amore" (I Giovanni 4:8). Quest’attributo morale di Dio non solo è insito nella Sua natura, ma Egli lo ha manifestato all’umanità donando l’Unigenito Suo, Cristo Gesù il Signore. Dio ha considerato e non ha dimenticato la sua creatura. Egli ha amato l’uomo e lo creò donandogli la Sua preziosa comunione. Ma nell’Eden, l'uomo scelse volontariamente di peccare infrangendo così quella comunione e quel rapporto di figliolanza con Dio. Da quel momento la creatura perfetta è stata macchiata dal peccato, quel filo che la teneva legata a Lui s’è rotto.
“ Io l'amai, fin da fanciullo" dice il Signore per mezzo del profeta Osea, amore grande di Dio, Egli non ha crudelmente abbandonato l’uomo, anzi, ha promesso una liberazione: "Questa progenie ti schiaccerà il capo, e tu le ferirai il calcagno " (Genesi 3:15).
Il peccato produsse la morte per tutta umanità, ma su coloro che hanno riconosciuto in Gesù Cristo il Salvatore non ha più potere. Cristo versando il suo sangue, ha distrutto il peccato inchiodandolo sulla croce, tutto ciò è stato possibile solo per l’amore immenso e disinteressato di Dio. "Io li attiravo... con legami d’amore" (v.4), voglia essere questa la nostra preghiera: “ Signore attirami, e lega l’anima mia a te attraverso il tuo amore”. Ancora nel primo capitolo possiamo scoprire una verità manifestata in diverse occasioni nei confronti di Israele che era: “Un popolo insensibile al richiamo d'amore di Dio”. Il popolo è stato chiamato, ma poi s’è allontanato, ha rigettato il Signore, ha rifiutato l’amorevole presenza di Dio. Quanto facilmente l’uomo muta i suoi sentimenti e le sue azioni quando non sono fondati su di un solido sostegno. Israele offriva sacrifici a Baal e profumi alle immagini scolpite. Quanta ingratitudine verso Colui che aveva fatto loro del bene in ogni tempo. Non più l'adorazione al vero Iddio, non più la lode al loro Creatore, non più il ringraziamento verso Colui che perdona il peccatore, ormai il cuore del popolo era rivolto verso gli idoli che hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno mani e non toccano, hanno piedi e non camminano. Israele aveva dimenticato ( quanto è labile la mente dell’uomo non rigenerato) l’amorevole consolazione del Signore. In tanti modi Dio cercò di riportare Israele sulla strada della salvezza per poterlo curare e guarire dalle sue ferite sanguinanti. “Son io che insegnai ad Efraim a camminare, sorreggendolo per le braccia, ma essi non hanno riconosciuto ch'io cercavo di guarirli” (v. 3). Dinanzi a tale tenerezza di Dio, il nostro cuore si scioglie in lacrime.
Dio lo ammaestra, gli insegna a camminare, lo sorregge prendendolo per mano e infine lo guarisce. Sentiamoci amati da Dio, anche in questo momento Egli ci chiama per poterci donare le stesse cure che ha donato ad Efraim. “Io li attiravo... con legami d’amore”. Io mi sento amato da Dio, e tu, ti senti amato da Dio tuo Creatore e Signore? Un Dio Santo che perdona l'iniquità del suo popolo quando questi si umilia e riconosce la sua condizione di peccato.
Dopo aver considerato l’amore immutabile di Dio vogliamo passare a considerare l’Iddio Santo che perdona il peccatore. Una parte del verso 9 dice: “ Io non sfogherò la mia ira ardente, non distruggerò Efraim di nuovo... ”, alcuni pensano che Dio sia un despota, uno che emetta solo giudizi e condanne, che ha abbandonato la Sua creatura a sé stessa. È falso! Un Dio del genere può immaginarlo soltanto un individuo che non lo conosce personalmente, che non ha realizzato l’amorevole perdono di Dio. Il vangelo di Giovanni riporta la storia di una donna che fu condotta dagli scribi e dai farisei dinanzi a Gesù e accusata di adulterio, essi dicevano: “ Or Mose, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici? “ Gesù rispose loro pronunciando una grande verità: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". Egli poneva l’adulterio sullo stesso piano di tutti gli altri peccati, non facendo alcuna distinzione, affermava quindi che tutti gli uomini, in questo caso anche i religiosi farisei e scribi, erano condannati dal loro peccato. Cristo voleva far loro comprendere che non dovevano giudicare gli altri perché loro stessi avete bisogno del perdono. "Gesù rivolgendosi alla donna disse: “Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata? “ Ella rispose: “ Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “ Neppure io ti condanno: va' e non peccare più “. Il divino Salvatore perdonò questa donna e non permise che quegli uomini crudeli le facessero del male. Qualcuno potrebbe obiettare dicendo: “ Come è possibile che Gesù, che è il Santo, non si diede pensiero del grave peccato che quella donna commise?”, ma Egli non tollerò il peccato, anzi, le parlò della giustizia di Dio e la esortò: “Va’ e non peccare più”. L’amore di Dio si manifesta nel perdonarci i peccati e questo si ottiene unicamente per mezzo di Gesù, dal momento in cui realizziamo questo perdono siamo liberati dalla colpa. L’apostolo Paolo scrivendo ai Romani affermava: “ Infatti il peccato non avrà più potere su di voi: perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia. “ (Romani 6:14). Il peccato che prima ci signoreggiava, non ha più nessun potere su di noi, ha perso la sua forza. Iddio è Santo ed immutabile, Santo in quanto non ha nessuna relazione con il peccato ed immutabile perché Egli non è un uomo che possa venire meno nelle Sue promesse e in tutta la Sua parola. Possiamo affidare l’intera nostra vita a Lui, sapendo con certezza che la preserverà sino alla fine dei nostri giorni: “Il mio cuore si commuove tutto dentro di me. tutte le mie compassioni si accendono. ” (v.8) Se non fosse stato per le sue compassioni, sicuramente nessuno di noi sarebbe scampato dalla perdizione eterna. Dobbiamo ringraziare continuamente il nostro Dio per quello che Egli ha compiuto, non sono stati i nostri meriti ad attirare il Suo favore, né tantomeno la nostra intelligenza. Se non ci fossimo pentiti e ravveduti dei nostri peccati, il nostro destino eterno sarebbe stato l’inferno, che la Bibbia ci presenta come un luogo di tormento “dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne”. (Marco 9:48). Ringraziamo il nostro Signore che ha avuto pietà di noi mostrandoci la Sua grazia e la Sua bontà. Egli ci ama, l’ha dimostrato, e continuerà a dimostrarcelo fino al giorno del Suo ritorno, quando lo vedremo come Egli è, e lo godremo per l’eternità. A Lui sia l’onore e la gloria per sempre. Amen!

Caracciolo Raffaele

Nessun commento:

Posta un commento

Atti 2 Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di ...