30 marzo 2020

La lettura è per la mente quel che l'esercizio è per il corpo. 
(J. Addison)

 1 Giovanni 3:1-10

Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è
stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è. E chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com'egli è puro. Chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge. Ma voi sapete che egli è stato manifestato per togliere i peccati; e in lui non c'è peccato. Chiunque rimane in lui non persiste nel peccare; chiunque persiste nel peccare non l'ha visto, né conosciuto. Figlioli, nessuno vi seduca. Chi pratica la giustizia è giusto, com'egli è giusto. Colui che persiste nel commettere il peccato proviene dal diavolo, perché il diavolo pecca fin da principio. Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è nato da Dio non persiste nel commettere peccato, perché il seme divino rimane in lui, e non può persistere nel peccare perché è nato da Dio. In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello.

25 marzo 2020



ALLEGREZZA CRISTIANA

... Allegri nella speranza.
 Romani 12:12

L’allegrezza nasce nell’uomo per le cose che ha o per quelle che spera di avere; purtroppo le cose offerte dalla vita sono effimere e fugaci e quindi anche l’alle­grezza risulta, nella vita dell’uomo, un sentimento mo­mentaneo e, generalmente superficiale.
Non è così per il cristiano, per il vero cristiano; le realtà capaci di generare allegrezza sono infinite ed eter­ne per lui, ed egli può far festa ogni giorno per l'abbon­dante grazia che ha realizzato e che possiede. Il suo nome è scritto nel cielo, egli è figlio ed erede di Dio, gode della Sua assistenza e della Sua provvidenza e gioisce per la be­nedizione della Sua presenza.
Anche se vengono le prove e se le tentazioni aumen­tano dì violenza, il cristiano continua ad essere un “vaso “ pieno dell’eccellenza della grazia di Dio ed ha tutta la ragione per essere allegro.
Ma c’è un motivo dominante nell’esperienza del cri­stiano che determina ed alimenta l’allegrezza e questo è la “speranza”. Dobbiamo ricordarci che quando la dot­trina cristiana parla di speranza, non si riferisce mai a quella specie “d’illusione” che esiste in ogni individuo e che gli fa “sognare” le cose che più desidera. La “spe­ranza” cristiana è il senso d’aspettativa volto all’adempimento sicuro delle promesse di Dio: la gloria eterna dei credenti in Cristo Gesù. Questa speranza è la fonte stessa dell’allegrezza perché anticipa per i pellegrini di Dio il giorno del riposo, e in una certa misura spirituale lo fa cedere ad ogni credente, già in questa terra.
Il cammino è lungo, la marcia è faticosa, le diffi­coltà qualche volta sono schiaccianti, ma che importa, se guardando avanti si possono scorgere le mura prezio­se della città di Dio e si possono mirare quelle meravi­gliose porte di perla?
La vita sfugge, attraverso lo scorrere degli anni o l’incalzare della malattia, ma perché attristarsi quando anche questo serve per avvicinarsi alla luce, alla gloria, all’eternità?
Siate allegri nella speranza: lasciatela zampillare an­che nelle ore più oscure o nelle situazioni più difficili e da quella fonte sgorgherà sempre un’allegrezza pura che il mondo non conosce ma che ogni cristiano può possedere nella grazia del Signore.

Festeggia cristiano, il tuo nome è scritto nel cielo... le pene di quaggiù non possono cancellarlo!

(Tratto da Pane di Vita)

23 marzo 2020

Leggiamo la Bibbia

«Ma tu, Israele, mio servo, Giacobbe che io ho scelto, discendenza di Abraamo, l'amico mio, tu che ho preso dalle estremità della terra, che ho chiamato dalle parti più remote di essa, a cui ho detto: "Tu sei il mio servo", ti ho scelto e non ti ho rigettato. Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia. Ecco, tutti quelli che si sono infiammati contro di te saranno svergognati e confusi; i tuoi avversari saranno ridotti a nulla e periranno; tu li cercherai e non li troverai più. Quelli che litigavano con te, quelli che ti facevano guerra, saranno come nulla, come cosa che più non è; perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, fortifico la tua mano destra e ti dico: "Non temere, io ti aiuto! Non temere, o Giacobbe, vermiciattolo, o residuo d'Israele. Io ti aiuto", dice il SIGNORE. Il tuo redentore è il Santo d'Israele. Ecco, io faccio di te un erpice nuovo dai denti aguzzi; tu trebbierai i monti e li ridurrai in polvere, e renderai le colline simili alla pula. Tu li ventilerai e il vento li porterà via; il turbine li disperderà; ma tu esulterai nel SIGNORE e ti glorierai del Santo d'Israele. I miseri e i poveri cercano acqua, e non ce n'è; la loro lingua è secca dalla sete. Io, il SIGNORE, li esaudirò. Io, il Dio d'Israele, non li abbandonerò. Io farò scaturire dei fiumi sulle nude alture, delle fonti in mezzo alle valli; farò del deserto uno stagno, della terra arida una terra di sorgenti; pianterò nel deserto il cedro, l'acacia, il mirto e l'olivo selvatico; metterò nei luoghi sterili il cipresso, il platano e il larice tutti assieme, affinché quelli vedano, sappiano, considerino e capiscano tutti quanti che la mano del SIGNORE ha operato questoe che il Santo d'Israele ne è il creatore.
(Isaia 41:8-20)

18 marzo 2020


Il sangue dell’Agnello
Mosè dunque chiamò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: “Andate a procurarvi degli agnelli per le vostre famiglie, e immolate la Pasqua. Poi prendete un mazzetto d'issopo, intingetelo nel sangue che sarà nel catino e con quel sangue spruzzate l'architrave e i due stipiti delle porte. Nessuno di voi varchi la porta di casa sua, fino al mattino. Infatti, il SIGNORE passerà per colpire gli Egiziani; e, quando vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti, allora il SIGNORE passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nelle vostre case per colpirvi.”
(Esodo 12:21-23)

Il Faraone si era sempre opposto ostinatamente alla richiesta di Mosè di fare uscire Israele dall’Egitto. Così sugli Egiziani si erano abbattute dieci terribili piaghe: il Nilo mutato in sangue, le rane, le zanzare, le mosche, la pestilenza sul bestiame, le ulcere, la grandine, le locuste, le tenebre. Sul paese adesso si stava per abbattere la decima ed ultima piaga, la morte di tutti i primogeniti. Ogni famiglia Israelita doveva chiudersi in casa, procurarsi un agnello ed un mazzetto di una pianta aromatica chiamata issopo, intingerla in un catino contenente il sangue dell’animale e spruzzarlo sull’architrave e sui due stipiti delle porte, quando sarebbe passato il Signore, lo sterminatore sarebbe andato oltre risparmiando i primogeniti di quella famiglia. Come credenti non siamo esonerati dalle piaghe, dalle malattie e difficoltà che questa vita ci propina, “poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. (Matteo5:45) Giobbe era un uomo santo, eppure soffrì, ma ciò che incoraggia i figli di Dio è la cura amorevole del Signore. E’ scritto nel libro del profeta Isaia: “Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia.” (Isaia 41:10) Il popolo doveva rimanere chiuso in casa quella notte, ognuno insieme alla sua famiglia, consumare la carne arrostita al fuoco, pane azzimo ed erbe amare (Esodo 12:8), ed assicurarsi della presenza del sangue sulle porte. Hai anche tu l’agnello di Dio? Il sangue di Cristo è sull’architrave del tuo cuore? È l’unico antidoto contro il peccato che distrugge l’intera umanità. I figli di Dio, che possiedono il Signore Gesù, sono immuni dalla morte eterna, oggi possono vivere grazie a quel sangue sparso da Cristo sulla croce. “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.” (Isaia 53:5). Per concludere vorrei usare un’espressione dell’apostolo Paolo “Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?” (Romani 8:31). Dio ti benedica!
(Caracciolo Raffaele)

16 marzo 2020

Bisogna dipendere da Dio

Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: “Questa notte voi tutti avrete in me un'occasione di caduta; perché è scritto: “Io percoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse”. Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea”. Pietro, rispondendo, gli disse: “Quand'anche tu fossi per tutti un'occasione di caduta, non lo sarai mai per me”. Gesù gli disse: “In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”. E Pietro a lui: “Quand'anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò”. E lo stesso dissero pure tutti i discepoli.
(Matteo 26:30-35)

Gesù stava rivelando ai suoi ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco. Tutti sarebbero stati dispersi a motivo della Sua morte, ma poi rivela che Egli sarebbe risuscitato “Ma dopo che sarò risuscitato”. Gesù voleva far conoscere il piano di salvezza di Dio, la Sua morte e la Sua resurrezione. E’ fondamentale questa verità, eppure Pietro commette un errore, anche se sincero ed onesto “Quand'anche tu fossi per tutti un'occasione di caduta, non lo sarai mai per me”, “Quand'anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò”, Pietro era stato con Gesù e non aveva compreso che nell’ora della sofferenza, nell’ora più buia della vita bisognava confidare nell’assistenza divina. Troppo spesso molti fanno questo errore, superare le difficoltà senza l’aiuto di Dio. Eppure la Bibbia è chiara a tal riguardo “…perché senza di me non potete fare nulla”. (Giovanni 15:5) La vita spirituale ha un solido fondamento, Cristo, e tutto ruota intorno a Lui, lungi da noi appoggiarci sul nostro discernimento o capacità o conoscenza. Pietro credeva realmente che sarebbe rimasto fedele a Gesù, che gli sarebbe stato vicino, che non lo avrebbe rinnegato, ma purtroppo non conosceva la sua fragilità. Noi dobbiamo conoscerla e metterla nelle mani del Signore, nelle mani di Colui che vuole darci tutta la forza della Sua grazia e darci vittoria in ogni battaglia. Se Gesù non avesse dato la Sua vita, l’uomo sarebbe vissuto nel peccato. Ringraziato sia il Signore per il Suo sacrificio. Dio non ha bisogno di “sostenitori umani” ma di figli ubbidienti che perseverano nelle Sue parole e sono disposti a seguire il Signore a costo della loro vita, a perseverare nel confessare Cristo. E’ importante quello che segue quando Gesù fu arrestato e giudicato. E’ scritto di Pietro : “Ma egli prese a imprecare e a giurare: " Non conosco quell'uomo di cui parlate”. (Marco 14:71) Quando Gesù risorse nel vangelo di Giovanni è scritto: “Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!” Simon Pietro, udito che era il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si gettò in mare”. (Giovanni 21:7) Pietro era venuto meno alle sue parole, ma Gesù no, “In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte” , “Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea”. Questo è Gesù, Colui che fa ciò che dice. Caro amico continua a confidare nel Signore e dipendi da Lui in ogni circostanza. Dio ti benedica!
(Caracciolo Raffaele)

15 marzo 2020








https://www.youtube.com/watch?v=K6DVVZWnbds

VUOI VEDERE IL SIGNORE?

Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via”. Tommaso gli disse: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?” Gesù gli disse: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se mi aveste conosciuto avreste conosciuto anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l'avete visto”. Filippo gli disse: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gesù gli disse: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: "Mostraci il Padre"? Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle opere stesse. In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch'egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
(Giovanni 14:1-14)

Era vicina la dipartita di Gesù ed Egli incoraggia i suoi ad avere fede in Dio ed in Lui. Gesù stava rivelando la Sua missione, lo scopo della Sua venuta sulla terra: Egli è l’unica via, l’unica verità e l’unica vita. Da Lui dipende la salvezza. Qual è questo luogo di cui Gesù parla? Potrebbe essere il Golgota, perché è lì che Cristo avrebbe attirato tutti a Sé, tutti coloro che avrebbero creduto in Lui, ma sicuramente è il Cielo, un posto glorioso, dove saranno raccolti tutti i credenti di ogni lingua e nazione. Filippo rivolge una domanda a Gesù: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”, i discepoli erano stati con Gesù, avevano visto cose meravigliose eppure Filippo dice: “ mostraci il Padre”, senza comunione non è possibile la rivelazione. Ciò che rende vivo il nostro rapporto con Dio è proprio la comunione, senza questa non potremmo scoprire “le insondabili ricchezze di Cristo” (Efesini 3:8). Gesù è Dio, questi versi ne sono la prova inconfutabile, “Chi ha visto me, ha visto il Padre”. Quanti sedicenti dottori delle scritture dubitano di Cristo, ma questi versi dovrebbe mettere a tacere ogni perplessità intorno alla Sua Deità. Voglia lo Spirito Santo rivelarlo a quanti sono sinceri ed hanno realmente desiderio di conoscere il Cristo della Bibbia. “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto”, il tempo non garantisce la conoscenza, possiamo passare ore e ore con qualcuno e non conoscerlo. Conoscere il Signore significa viverlo, ubbidirgli, sottomettersi, la teoria da sola non porta alla vera conoscenza, deve essere seguita dalla pratica, solo allora riusciremo ad avere una vera conoscenza, Giacomo 1:22 scrive: “Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi.” La delusione può nascere in quanti sottostimano la Parola, ritenendola antica ed obsoleta, non più al passo con i tempi. Sappi questo, i tuoi occhi si apriranno solo se hai fede “Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.” (Ebrei 11: 6). Non porti tante domande, credi nel Figlio di Dio, accetta il Suo sacrificio espiatorio. E’ grazie alla Sua giustizia che sei stato reso giusto, com’è scritto nella lettera ai Romani “…al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù.” (Romani 3: 26)
(Caracciolo Raffaele)

13 marzo 2020

IMITIAMO I BEREANI

Ma i fratelli subito, di notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea; ed essi, appena giunti, si recarono nella sinagoga dei Giudei. Or questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così. Molti di loro, dunque, credettero, e così pure un gran numero di nobildonne greche e di uomini. Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la Parola di Dio era stata annunciata da Paolo anche a Berea, si recarono là, agitando e mettendo sottosopra la folla. 14 I fratelli, allora, fecero subito partire Paolo, conducendolo fino al mare; ma Sila e Timoteo rimasero ancora là.
Quelli che accompagnavano Paolo, lo condussero fino ad Atene, e, ricevuto l'ordine di dire a Sila e a Timoteo che quanto prima si recassero da lui, se ne tornarono indietro.

(Atti 17:10-15)

Sono convinto che la bugia più pericolosa sia quella che è quasi vera. Il credente rigenerato riesce a riconoscere la maggior parte delle truffe pseudo-cristiane che vede online, in TV o dal pulpito. Ma Satana non sempre dispiega i suoi inganni attraverso ciarlatani superficiali, spesso li occulta con cura nell'ambito del cristianesimo ortodosso. Sempre più falsi insegnanti nascondono le loro eresie nei cavilli della sana dottrina. E come le termiti che devastano una casa, i segni del disastro sono evidenti solo dopo che il danno è fatto.  Abbiamo bisogno di un discernimento biblico affilato come arma di difesa in prima linea, contro le invasioni furtive dell'errore teologico. Paolo e Sila incontrarono questo tipo di discernimento nei loro viaggi missionari quando ministrarono i Giudei a Berea. Luca descrisse gli ebrei di Berea in questo modo: ” Or questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così. Molti di loro, dunque, credettero (Atti 17:11–12). La familiarità dei Bereani con la Scrittura dell'Antico Testamento li equipaggiò per abbracciare il nuovo insegnamento che stavano ascoltando da Paolo. Non erano ingenui, ma non erano nemmeno incapaci di imparare qualcosa di nuovo, a condizione che potesse essere confermato dalla Parola di Dio. John MacArthur lo descrive in questo modo: "I Bereani ricevettero la parola con grande entusiasmo, esaminando quotidianamente le Scritture, per vedere se le cose predicate da Paolo stavano così. Erano aperti alla verità e cercavano nella Parola sé stessi. Non c'è da stupirsi che Luca li descriva come più nobili di quelli di Salonicco." Tale esame è tradotto con anakrin, una parola talvolta usata in un'indagine giudiziaria. I nobili Bererani setacciarono attentamente le prove e conclusero che il Vangelo che Paolo proclamò era la verità che adempì la promessa dell'Antico Testamento. I Bereani davano massima importanza e autorevolezza alla Scrittura. Essa fu l'arbitro finale sulla loro valutazione della predicazione di Paolo. Attraverso la scrittura, furono in grado di pesare le parole di Paolo sulla bilancia della loro approfondita analisi biblica. La Scrittura era il filtro accurato ed efficace dei Bereani per ricevere la verità e respingere l'errore. Il fatto che leggevano le Scritture “ogni giorno” indicava anche un alto grado di alfabetizzazione biblica. Non si limitavano a immergere le loro diciture nella lettura delle storie preferite e nella memorizzazione di “versi della vita". Erano completamente immersi nella Parola di Dio, la studiavano insieme collettivamente, ed erano in grado di scoprire e identificare la storia di Cristo intessuta in tutto l'Antico Testamento. Nella bibbia non c'è alcuna menzione dei Bereani che si consultano con fonti diverse dalla Scrittura. Era sufficiente la fede nella Scrittura ed è evidente che loro la usavano come regola fondamentale della loro fede.
La chiesa di Berea non esiste più, ma la sua eredità continua a vivere nella Chiesa, mentre esaminiamo attentamente la Scrittura nel discernere la verità dall'errore. I lupi moderni vagano tra il gregge di Dio in sofisticate pelli di pecora. Il discernimento è necessario per intercettare questi lupi prima che varchino la soglia dell’ ingresso delle nostre chiese. Credere ingenuamente che queste minacce non siano applicabili nel contesto ecclesiastico attuale significa comprare la menzogna che il nemico vuole venderti. Dalle parole di John MacArthur:
"I cristiani non dovrebbero essere ingenui. Non dobbiamo chiudere un occhio sul pericolo. Non dobbiamo fare amicizia con le opere infruttuose delle tenebre, "Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele;" (Efesini 5:11) Non possiamo essere onnicomprensivi permettendo ai falsi insegnanti di infiltrarsi ed essere distruttivi.





12 marzo 2020

Il Buon Pastore ti conosce
Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore. Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio.
(Giovanni 10:14-18)

La mia considerazione è dettata dal fatto che il buon Pastore conosce le sue pecore. In natura non è possibile che un pastore possa conoscere il suo gregge e chiamare per nome ogni sua pecora, le riconoscerà sicuramente da un numero etichettato sull’orecchio oppure segnato da un marchio. Il nostro Dio invece ci conosce personalmente, la Sua conoscenza è profonda “come il Padre mi conosce e io conosco il Padre”, lo stesso rapporto con il Padre, la stessa comunione, la stessa intimità. Il Pastore sta raccogliendo quelle che non erano del suo ovile. Io e te non eravamo del Suo ovile, ma per mezzo di Gesù il Suo Figliuolo oggi Gli apparteniamo . Non sentirti abbandonato, Dio è al tuo fianco, sei del Suo gregge. È un privilegio ascoltare la voce del Pastore e ubbidirgli, entrare per quella porta, essere raggruppati, godere delle Sue cure amorevoli ed essere teneramente cibati e dissetati. Quando sei stanco, quando non hai forze sappi che il Buon Pastore sarà al tuo fianco, saprà rialzarti e consolarti. Il gregge del Signore è sparso in ogni angolo della terra, ma è sempre sotto il Suo sguardo vigile perché Egli vuole che nessuno se ne perda. Forse stai vivendo un momento di isolamento, non temere perché il buon Pastore ti ha visto ed è pronto a raggrupparti insieme alle altre. Ricordati per te Gesù ha dato la Sua vita affinché potessi appartenergli “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16) In Luca 12:32 è scritto : “Non temere, piccolo gregge; perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno.” Che consolazione sapere che un giorno saremo raccolti nella Sua gloria, chi da Oriente e che da Occidente faremo parte del vero e unico gregge del Signore. “Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?” (Romani 8:35)  Non temere non aver timore Dio ci ama, il Suo potere è nel cielo e sulla terra.
(Caracciolo Raffaele)

11 marzo 2020


Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà. Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti si smuovono in mezzo al mare, se le sue acque rumoreggiano, schiumano e si gonfiano, facendo tremare i monti. [Pausa]
(Salmo 46:1-3)
Per un attimo immaginiamoci questa scena apocalittica. La terra nel caos, terremoti, maremoti, manifestazioni dolorose e terrificanti. I sentimenti umani e le emozioni che prendono il sopravvento ed in preda al panico si griderebbe contro Dio, dicendo: “Non c’è Dio!” (Salmo 10:4). Il salmista inizia questo salmo non in preda alla paura, ma con una netta certezza nel suo Dio, “Dio è per noi un rifugio e una forza , un aiuto sempre pronto nelle difficoltà” E’ importante avere una giusta visione delle cose, gli uomini che non hanno speranza nel Signore vedono solo sciagure e morte, terrore e sofferenza, disperazione e solitudine, ma il salmista è pieno di fede. Anche lui vede lo sconvolgimento della terra ma, in primis, vede il suo Signore come rifugio, come forza e come aiuto. Stamattina non guardarti intorno dicendo disperatamente per me non c’è speranza. Poniti davanti al Signore e chiedigli perdono, Cristo Gesù è Colui che ti riconcilia a Dio per mezzo della Sua morte e resurrezione. Allora anche gli occhi tuoi si apriranno ad una visione diversa delle cose, Egli ti mostrerà la Sua presenza, ti farà sentire al sicuro e ti dirà “Non temere” (Lamentazioni 3:57)
(Caracciolo Raffaele)

10 marzo 2020




La gioia della prova
Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti. 
(Giacomo 1:2-4)

Sono dei versi forti, sembra che Giacomo voglia infierire contro coloro che attraversano delle prove esortandoli ad avere una grande gioia. Sappiamo che non è proprio così. Giacomo stava scrivendo a dei Giudei convertiti a Cristo e che vivevano fuori dal territorio d’Israele, per loro era un periodo di prova essendo lontani dalla fratellanza. Il credente non è immune da prove e tribolazioni, anche Gesù diceva: “Nel mondo avete tribolazioni, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo.” (Giovanni 16:33) I credenti possono beneficiare dei vantaggi prodotti dalla prova della fede: la costanza, la perfezione, la completezza. La fede attiva non incoraggia la religiosità, non stimola l’attivismo, ma aiuta a crescere e maturare nella conoscenza di Dio. I fedeli dell’era apostolica a motivo delle prove (persecuzioni, oppressioni, soppressioni, malattie ecc…) crescevano nella conoscenza di Cristo piegando con gioia i cuori alla volontà del Signore. Oggi come allora tutti siamo tribolati, forse per alcuni non è grave e persistente, ma come tutti quelli che ci hanno preceduti siamo e saremo afflitti da svariate prove. Facciamo nostre le parole di Giacomo “Considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate.” Dio ci benedica!
(Caracciolo Raffaele)

09 marzo 2020


3

[10:56:01] :

https://www.facebook.com/268264530245019/posts/716611642076970/

“Per questo mi sforzo di conservare in ogni momento una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini.”
(Atti 24:16)

Che bell’esempio e che lezione possiamo trovare in questa dichiarazione dell’apostolo Paolo nella sua testimonianza davanti al governatore Felice! Viviamo in un mondo disonesto e ingiusto. Questo diventa fin troppo evidente nella nostra vita quotidiana, particolarmente nel mondo degli affari, dove, attraverso bugie e inganni, vengono fatti accordi per ottenere i maggiori profitti. Come dovremmo comportarci in quanto cristiani in tali circostanze? Per rispondere a questa domanda, ricordiamo per prima cosa a noi stessi quale è lo scopo finale della nostra vita. Noi non siamo su questa terra per guadagnare mucchi di soldi, ma per glorificare Dio nella vita di tutti i giorni. Dobbiamo avere questo in mente nel nostro posto di lavoro, così da non essere influenzati dalla sete di profitti del mondo. Il versetto di oggi è un ulteriore aiuto: facciamo in modo che noi tutti possiamo avere una “coscienza pura” davanti a Dio e agli uomini. Siamo giusti e onesti al lavoro, anche se il nostro capo e i nostri colleghi agiscono diversamente. Potrà capitare di avere degli svantaggi come risultato. Ma cosa è questo se comparato con la gioia di vivere in armonia con Lui? Una coscienza pura non ha più valore di ricchezze e successo nel mondo? Possiamo essere sicuri di questo: se onorare Dio è la nostra priorità, Egli si prenderà cura di noi. “Il mio Dio provvederà a ogni vostro bisogno, secondo la sua gloriosa ricchezza, in Cristo Gesù.” (Filippesi 4:19)

07 marzo 2020



“C'è una via che all'uomo sembra diritta, ma finisce con il condurre alla morte.”
“Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre.”
(Proverbi 16:25; Giovanni 14:6)

Molti anni fa, quando la penisola superiore del Michigan era praticamente disabitata, due uomini partirono per raggiungere un nuovo campo minerario. Una mattina d’inverno iniziarono quella che speravano sarebbe stata la fase finale del loro viaggio. Durante la notte la neve caduta aveva quasi cancellato le tracce dei precedenti viaggiatori, eppure essi partirono fiduciosi. Più avanti andavano, più densa diventava la foresta attraverso cui stavano passando, così non potevano orientarsi attraverso il sole. Nonostante ciò continuarono, anche se in qualche modo preoccupati. Immaginate il loro sollievo quando incrociarono delle orme fresche nella neve. Due uomini li avevano da poco preceduti. Rassicurati, affrettarono i loro passi e dopo un’ora si sentivano sicuri di essere quasi vicini alla loro destinazione. Ma la luce del giorno stava diminuendo, e il campo non era in vista. Un’ombra si mosse rapidamente di fronte a loro, istintivamente misero le mani sui loro fucili. L’ombra, o piuttosto l’indiano, disse in un inglese elementare: “Uomini bianchi persi sul sentiero della morte”. In questo modo loro realizzarono il loro errore; le tracce che avevano seguito erano le loro, avevano girato in tondo! Quanti agiscono come loro, sperando di raggiungere il cielo affidandosi al proprio giudizio! Se questo è proprio il tuo caso, evita questa trappola mortale e segui l’unica Via per giungere lì: Gesù Cristo!
(Tratto da "The Good Seed" tradotto da Fasanella Grazia)

05 marzo 2020



Le case degli Egiziani saranno piene di mosche velenose e il suolo su cui stanno ne sarà coperto. Ma in quel giorno io risparmierò la terra di Goscen, dove abita il mio popolo; lì non ci saranno mosche, affinché tu sappia che io, il SIGNORE, sono in mezzo al paese. Io farò distinzione tra il mio popolo e il tuo popolo. Domani avverrà questo miracolo"». Il SIGNORE fece così: vennero grandi sciami di mosche velenose in casa del faraone, nelle case dei suoi servitori e in tutto il paese d'Egitto. La terra fu devastata dalle mosche velenose.
(Esodo 8:21-24)

Atti 2 Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di ...