27 ottobre 2020


Preghiamo per un potente RISVEGLIO nelle nostre famiglie, nelle nostre Chiese, nelle nostre città...

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06 ottobre 2020


VAI AVANTI PASTORE

Cammini lentamente verso il pulpito, ti aggiusti i capelli e gli abiti che indossi. Pensi al messaggio, fai una preghiera silenziosa, perché le pecore hanno sete e stanno lì affinché li raggiunga la parola di Dio attraverso la tua vita.
Nessuno sa se stai bene o stai male, se sei felice o triste.
Le tue preoccupazioni devono essere superate, i tuoi dolori sono spesso nascosti e il tuo viso deve portare un sorriso.

PASTORE UNA PERSONA CHE SPESSO SI TROVA SOLA
I tuoi problemi, i tuoi bisogni, le tue difficoltà quotidiane, la tua fragilità non rientra nel messaggio.
A volte porti persino le ferite degli ultimi anni, mesi, giorni, ore.
È l'inferno ti sta venendo contro, perché hai salvato tante anime che andavano per quella strada.
Quante volte vai al culto, dopo aver pianto tutta la notte, senza che nessuno se ne sia accorto.

VAI AVANTI PASTORE
Non deludere Dio che ti ha dato un messaggio per questa generazione.
Parla di perdono, anche quando molti ti offendono.
Parla di guarigione anche quando tu stesso porti del dolore nel tuo corpo.
Consola le anime, anche quando tu stesso hai bisogno di consolazione.
Restaura famiglie, nel frattempo piangi per la tua.
Parla della fiducia in Dio e di ascoltarlo, anche se Egli rimane in silenzio con te.
Sinceramente la vittoria del Pastore non è nel suo successo :
PIÙ CHE ALTRO LA VITTORIA DEL PASTORE È VINCERE OGNI GIORNO E AVERE SEMPRE PASTURA DA DARE ALLE SUE PECORE .
Quante volte il pastore dice "abbiate pace nel Signore voi tutti popolo Suo", ma nella sua preghiera spesso dice: "Dio aiutami".
Questi sono i pesi del pastore, aldilà dei suoi progetti, sogni e lacrime.
CONTINUA VAI AVANTI
perché ci sono molte persone che hanno bisogno di sentire la voce di Dio attraverso di te !


Pastor Felipe A. Triana
Cuba




30 settembre 2020

    LEGGIAMO LA BIBBIA


2 Pietro 1:3-11

La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù. Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza l'autocontrollo; all'autocontrollo la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l'affetto fraterno; e all'affetto fraterno l'amore. Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo. Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope, avendo dimenticato di essere stato purificato dei suoi vecchi peccati. Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai. In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

25 agosto 2020

















Testimonianza molto commovente.

 Mamma preghiamo.

“Signore, ti chiedo perdono per avere scelto la strada sbagliata... le vie del mondo non danno la felicità... Tu sei la Via giusta, perdonami... Chiedo a Gesù di entrare nel mio cuore. Padre, benedici i miei genitori, sono due persone fantastiche... proteggi Daniela... ”
Le parole di questa preghiera sono state le ultime che ho sentito dire da mia figlia Elisa, prima che entrasse nello stato di coma farmacologico a cui l’avrebbero sottoposta i medici dell’ospedale dov’era ricoverata. Queste parole, le “ultime nel peccato”, le prime nella “pace del Signore”, costituiscono l’unico bel ricordo di quattordici giorni di sofferenza, due lunghe settimane di malattia. Desidero condividere con te quel triste periodo perché proprio in quei giorni Elisa si è avvicinata al Signore, perché è nella sofferenza che Elisa ha incontrato Gesù. La sua partenza per la “patria celeste” non deve solo ricordare il dolore del distacco, ma la gioia dell’inizio di una vita migliore in Cristo Gesù. “Poiché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo unico Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16.)

Domenica 8 luglio 2001

Elisa comincia a manifestare i primi sintomi della malattia; il primo mal di schiena, la prima febbre. La accompagnano al pronto soccorso, le fanno una radiografia... diagnosi: versamento polmonare.

Lunedì 9 luglio

Il dolore alla schiena è sempre più forte. Accompagno Elisa per una seconda volta al pronto soccorso, questa volta viene ricoverata in ospedale. Trascorro la notte con lei, e come ho sempre fatto, da madre cristiana, le parlo del Signore, del Suo meraviglioso piano di salvezza, e prego. Le vengono prestate le prime cure, ma il dolore aumenta e il respiro si fa sempre più affannoso. Diverse volte chiamo il medico... viene visitata dal pneumologo, le riscontra un’embolia polmonare.

Martedì 10 luglio

Per aiutarla nella respirazione le viene somministrato l’ossigeno. Elisa si aggrava. Lo staff medico decide di ricoverarla all’ospedale di Reggio Emilia. Mentre gli infermieri organizzano il trasporto in ambulanza, "Elli" viene sottoposta ad un intervento in anestesia locale: le viene inserito un catetere venoso nel collo, collegato ad una “macchinetta”. E’ importante mantenere il sangue fluido, il rischio che si distacchi un embolo si fa sempre più elevato. Mentre attendo fuori dal reparto operatorio mi rivolgo a Dio: solo in Lui posso trovare la pace, la certezza, e a Lui in quel momento affido mia figlia:

“Padre Santo, so che nel tuo immenso amore non ci abbandonerai in questa prova. Prenditi cura di lei, e concedi a noi genitori la forza della fede e la certezza che tutto è nelle Tue mani.” “... affinché tutto quel che chiederete al Padre nel mio nome, Egli ve lo dia.” (Giovanni 15:16). Arriviamo a Reggio Emilia Elisa viene sottoposta a scintigrafia e la diagnosi di embolia sembra essere la più probabile, anche se rimane qualche dubbio. Nel frattempo le condizioni di Elisa peggiorano, soffre e respira a fatica. Non permetto al dolore di vincermi, continuo a pregare, a parlarle del Signore e di come solo Lui può liberarci da tutto e darci in Gesù la gioia. “Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati, ed io vi darò riposo... ” (Matteo 11:28).

Mercoledì 11 luglio

Elisa non riesce a respirare senza l’ossigeno, non può nemmeno alzarsi dal letto; deve tenere la mascherina, è cosciente di tutto ciò che le sta succedendo. Cerco di trasmetterle calma e serenità, anche se per me non è facile. Trattengo a stento le lacrime: in quel letto c’è mia figlia! Ma ho fede, so che nulla è dovuto al caso e che Gesù è con noi. “Io sono con voi tutti i giorni..” (Matteo 28:20).

Giovedì 12 luglio

Nelle prime ore del mattino le condizioni di Elisa si aggravano maggiormente: la maschera dell’ossigeno non basta più, le viene fatto indossare un “casco” e viene trasferita nel reparto di rianimazione e terapia intensiva. In questo reparto non è concesso rimanere accanto ai pazienti se non per mezz’ora al giorno, dalle 19.00 alle 19.30. Sono circa le due del mattino: il primo distacco da Elisa. Se sei un genitore, forse puoi immaginare cosa posso avere provato in quel momento. Se sei un figlio, puoi immaginare cosa può aver provato Elisa. Alla disperazione umana ha risposto la pace di Dio: Elisa non era sola, Gesù era con lei. Questa mia certezza non era un sentimento dettato dal dolore: di lì a pochi giorni ne avrei avuto la conferma. In tarda mattinata riesco a parlare con il primario del reparto: “... La situazione è difficile... la respirazione peggiora... dovremo intubare... ” Posso vedere mia figlia attraverso il monitor: anche con il “casco” respira a fatica. Non voglio lasciarmi prendere dalla disperazione. Prego, chiedo a Dio la forza. Non una forza di rassegnazione e di impotenza. Non è di una forza umana che ho bisogno. So che il mio aiuto può venire solo dall’alto, da Colui che ha creato il cielo e la terra, che ha creato l’uomo e ha vinto la morte.

Verso il tardo pomeriggio, mentre torno all’ospedale per l’orario di visita, provo una strana sensazione, e ringraziando il Signore con canti di gioia penso: “Sono sicura, Elisa sta meglio.” Non sempre l’orario di ingresso stabilito dal reparto corrisponde a quello in cui si può entrare, e l’attesa è particolarmente snervante: mille perché ti assalgono fuori da quella porta, ma questa sera sono “stranamente” felice. “Sì, sono sicura, Elisa sta meglio” continuo a ripetermi, “il Signore ha risposto alla mia preghiera.” Finalmente l’infermiera chiama i parenti; in un silenzio ovattato e in fila indiana indossiamo camice, cappello, mascherina, guanti, scarpe, il tutto sterile. Entriamo nelle camere dei nostri cari, credo tutti con lo stesso sentimento e la medesima agitazione. “Eccola, eccola la mia ragazza!” E’ impossibile, almeno per me, descrivere quello che si prova nel vedere la propria figlia gravemente ammalata e in un letto d’ospedale. “Grazie a Dio non è intubata” penso, “lo sapevo, sta meglio!” Respirando con molta fatica, nonostante indossi il “casco”, Elisa mi comunica la sua gioia di vedermi. La accarezzo, le stringo le mani, “Ti voglio bene”, le dico.

Ricordo il suo sguardo tranquillo, ora ci sono io, la sua mamma. Chiacchieriamo, e ad un tratto mi chiede di pregare. “Mamma, preghiamo... ” Che gioia, chiesto da lei! “Tocca a te pregare” le dico, “io lo faccio sempre!” La sua preghiera è quella che hai letto all’inizio di questo diario. Permettimi di ricordarla ancora una volta.

“Signore, ti chiedo perdono per avere scelto la strada sbagliata... le vie del mondo non danno la felicità... Tu sei la Via giusta, perdonami... Chiedo a Gesù di entrare nel mio cuore. Padre, benedici i miei genitori, sono due persone fantastiche... proteggi Daniela... Amen... Amen!”

Non riesco a trattenere le lacrime. Chi, come me, conosce il significato di questa preghiera, sa cosa vuole dire “accettare Gesù”: riconoscerlo con un atto di fede come personale Salvatore e Signore della propria vita. Sono passati undici anni da quando anch’io feci una preghiera simile, da quando anch’io, in circostanze molto diverse da questa, fui convinta dall’amore di Cristo, che aveva dato la propria vita per pagare un debito che nessuno è in grado di pagare, il debito della nostra ribellione a Dio. Era luglio, undici anni fa: quella preghiera, la preghiera della mia conversione, cambiò completamente la mia esistenza. “Se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura: le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove. E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo... ” (II Corinzi 5:17,18). Piango, piango di gioia, quanto avevo pregato per la conversione di Elisa, ed ora ho assistito al miracolo della sua salvezza. Le mie mani stringono le sue, non vorrei più andarmene, ma in terapia intensiva sono severi, scaduto l’orario di visita bisogna uscire. Questa è stata l’ultima volta che ho sentito la voce della mia ragazza.

Prima di lasciare il reparto parlo con il medico di turno. “Le cose non vanno molto bene, l’ossigeno nel sangue sta calando, la respirazione è sempre più difficile. I polmoni, soprattutto quello destro, si stanno aggravando. Dovremo intubare e drenare.” “Dottore, cos’ha mia figlia?” “Non lo sappiamo ancora con precisione, dopo il drenaggio analizzeremo il liquido.” “Non fatela soffrire.”

“Non si preoccupi, verrà sedata.” Mi avvio verso la mia auto... piango... piango non so quanto. “Signore, perché, perché sentivo tanta gioia nel cuore, perché ero così felice!? Ero certa di avere buone notizie. Signore, fammi questo miracolo.”

In quel momento, offuscata dal dolore, non mi rendevo conto che il miracolo, quello vero, era già avvenuto. Elisa si era convertita: comunque fossero andate le cose, non avrei più perso mia figlia.

Venerdì 13 luglio

Puntuale come sempre, alle 11,30 sono in attesa di parlare con il primario. Momenti di ansia, di speranza, di paura. Finalmente è il mio turno. Entro in quello studio preceduta dal dottore, e prima ancora che si metta a parlare, scruto ogni cenno del suo viso come per anticipare le sue parole. Sono pronta a tutto, il cuore batte forte e... spero, spero, spero! “Elisa... andiamo male.” Ho sentito questa frase ripetutamente per undici giorni. Per undici giorni durante la visita di mezzogiorno l’ho vista attraverso il monitor. Ogni giorno la situazione si aggravava sempre di più. Nel mio dolore ero certa di non essere sola, il Signore è sempre stato al mio fianco, condividendo con me lacrime e speranze. Quando entravo nella sua stanza la mia forza veniva sempre più messa alla prova, e quel venerdì non mi è bastata. Elisa era in coma vigile, intubata, due drenaggi nel polmone destro, un sondino nel naso per la nutrizione, flebo, diversi monitor, orologi, rumori strani... quella era mia figlia. Ho pianto, solo il Signore sa quanto ho pianto. A placare il mio dolore, l’eco delle parole della sua preghiera.

“Dio mio, grazie, so che tutto è nelle tue mani, so quanto ci ami e so che conti tutte le mie lacrime. Infondici la tua pace, aiutaci a proseguire il nostro cammino.”

Sabato 14 luglio

La speranza non cessa di alimentare i miei pensieri. Mi incontro con i medici, solito verdetto: non c’è miglioramento. Ore 19:00, finalmente posso entrare da Elisa. La mia bambina!... Quante cose ho da dirti, quante carezze voglio farti... L’infermiera mi avvisa che nello stato di coma vigile Elisa è in grado di sentirmi, e allora parlo, le parlo della sorellina, del papà, del suo ragazzo, ma soprattutto le parlo del Signore e prego su di lei. Mentre la accarezzo, la mia mano si ferma sul cuore: il battito è molto accelerato. Sento su di me tutta la fatica che deve fare per respirare. “Come posso aiutarti?” Prima di salutarla chiedo al Signore di mandare i suoi angeli. Elisa non si deve sentire sola.

Domenica 15 luglio

In terapia intensiva non esiste giorno di festa, e anche per me ora i giorni della settimana non hanno né un inizio, né una fine. Solo la domenica si contraddistingue dagli altri: è il giorno del Signore. Prima di andare all’ospedale partecipo al culto. Preghiamo molto, non solo preghiere di richiesta, ma anche preghiere e inni di lode. Il Signore è con me, anzi, con noi. Ho sempre sentito la Sua presenza al mio fianco, le Sue promesse mi hanno sempre sostenuta in ogni difficoltà. Nel libro di Isaia si legge: “Non temere, io sarò sempre con te.” (Isaia 43:5). Ore 12:00, sono in attesa del bollettino medico. “Abbiamo ricevuto una telefonata dal laboratorio di Parma, pare si tratti di un batterio, lo ‘stafilococco aureo’. Possiamo partire con una terapia mirata.” “O Dio ti ringrazio! Finalmente una speranza. Signore, grazie per la tua risposta, presto potrò riavere la mia Elisa.” Da lì a due giorni la mia speranza sarebbe crollata. Elisa non reagiva, l’infezione la stava devastando.

Mercoledì 18 luglio

Quel giorno mentre il primario mi parla non riesce a guardarmi negli occhi, e fissando il pavimento pronuncia la parola “tracheotomia”. Piango, senza però cadere nella disperazione “Il Signore è con noi, niente è dovuto al caso.” Io continuo ad aspettare il miracolo, conosco la fedeltà del Signore. Ora di visita: prima di entrare nella sua stanza mi avvisano di averla sedata molto, questo per rallentare le funzioni vitali e permettere un adattamento dei polmoni alla macchina. Il naso è libero dal respiratore, posso accarezzarle le guance, posso baciarla sulla fronte. Noto che è gonfia, mi viene spiegato che è dovuto all’infezione. Prendo la sua mano fra le mie, nonostante il gonfiore si nota ancora la particolarità del suo dito mignolo leggermente curvo verso l’interno. E’ molto sedata e non sono sicura che possa sentirmi. Non ha importanza, continuo a parlarle, prego su di lei e so che la mia preghiera è ascoltata, così come sono certa della presenza del Signore. “Ciao Elisa, ci vediamo domani. Signore, prenditi cura di lei.” Nei giorni successivi l’infezione non le dà tregua. Ogni giorno che passa la medicina aggiunge qualcosa di nuovo per aiutare Elisa a vivere. Umanamente parlando sono sull’orlo della disperazione, ma la pace del Signore non mi abbandona mai: aspetto il miracolo, e so che il miracolo ci sarà.

Lunedì 23 luglio

Solito rituale, solite parole, anche i medici ormai non sanno più cosa dirmi, percepisco il loro imbarazzo, si sentono impotenti davanti alla mia certezza. Anche loro cominciano ad usare la parola “miracolo”. Vengo avvisata che anche il polmone destro è stato drenato, e non solo, per il rischio di un arresto cardiaco le hanno posizionato un catetere nel cuore. I medici stano tentando il tutto per tutto, ma i polmoni sono molto compromessi. “Per aiutarla a respirare le stiamo dando ossigeno puro al 100%, ma non sappiamo quanto potrà resistere.”

Lunedì pomeriggio il tempo trascorre lento, ho fretta di andare da Elisa: come l’avrei trovata quel giorno? Ore 19:00, sono da lei: “Signore, dammi la forza!” Mi avvicino al suo letto, ho tanta voglia di prenderla fra le braccia, odio tutti quei tubi che aumentano di giorno in giorno. Elisa è gonfia, respira molto male, forse è la macchina che la fa respirare. Prendo come sempre la sua mano fra le mie. Uno strano pensiero mi assale: “questa è l’ultima volta che sento il calore della tua mano.” “Signore, perché penso questo, io sto aspettando un miracolo! Là dove non può arrivare la scienza intervieni Tu, Ti prego, non ci abbandonare proprio adesso.” “Signora, l’ora di visita è finita... ” “Ciao Elisa, che il Signore ti benedica.”

Martedì 24 luglio

Ore 7:00 mi sveglio ed esulto di gioia: è trascorsa la notte, non ho ricevuto nessuna telefonata... Elisa ha superato la crisi. Alle 8:30 squilla il telefono.

“Signora Lugli? Sono il medico della rianimazione... mi dispiace... Elisa non ce l’ha fatta.” “Quando è successo?” “Alle 7:45.” “Grazie, arriviamo.” Non verso una lacrima. Mi rivolgo al mio Padre Celeste. “Signore, perché, perché ho sempre sentito la tua pace come una conferma alle mie richieste di guarigione? Signore, io aspettavo il miracolo!” “Chi crede in me (...) è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24).

Io sono venuto affinché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza.” (Giovanni 10:10). “Signore, grazie, ecco il miracolo! Ora comprendo il perché della mia gioia il giorno della conversione di Elisa giovedì 12 Luglio. So per certo che Elisa è con Te, so per certo che la rivedrò, so che lei adesso è in un luogo migliore, so che Gesù l’ha accolta. So tutto questo perché queste sono le Tue promesse.” Io aspettavo la guarigione fisica di mia figlia, ma il Signore è andato oltre le mie richieste. La vita nella carne dura un tempo, la vita in Cristo dura per l’eternità. Non ho perso Elisa, ci riabbracceremo nella Patria Celeste. Ho voluto condividere con te i giorni della malattia di Elisa, non per rattristarti o per farmi del male rievocando il ricordo di mia figlia in un letto della rianimazione, ma per trasmetterti la gioia e la pace che ci sono davanti a Dio. I nostri pensieri non sono i suoi, so che Lui ha guidato ogni cosa meravigliosamente bene, so che ci ama di un amore immenso, un amore tanto grande che ha innalzato sulla croce il Suo unico Figlio, Gesù, perché pagasse le nostre colpe e ci donasse pace con Lui. Elisa ha creduto questo ed ora è in pace. Io credo che la sua “partenza” voglia ricordare a me, a te e a tutti quelli che non conoscono Gesù le parole che Lui stesso ha detto:

“Io sono la Via, la Verità e la Vita: nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” Giovanni 14:6

Da questa storia è nata il cantico cristiano:

Da ora in poi



Volete sapere come si va a Gesù?


Un ragazzo era stato condannato dal Consiglio di Guerra ad essere fucilato. A quella notizia il cuore dei suoi genitori sembrava spezzarsi. Avevano anche una figlioletta, la quale aveva letto la biografia del Presidente Abramo Lincoln e diceva fra sé: "Se Abramo Lincoln sapesse quanto papà e mamma vogliono bene a mio fratello, non permetterebbe che lo fucilassero". Pregò quindi suo padre di andare di persona dal Presidente, a chiedere la grazia per il figlio, ma il padre le rispose: "No, è inutile; bisogna che la legge segua il suo corso. Hanno già respinto il ricorso di due che sono stati condannati da quel Consiglio, ed è stato emanato un decreto con cui il Presidente rende noto che non si intrometterà più in simili casi. Quando una persona è stata condannata dal Consiglio di guerra, deve subirne la sentenza". Quei genitori non credevano che il loro figlio potesse essere perdonato. Ma la bambina aveva una grande speranza. Partì con il treno per la capitale. Arrivata alla Casa Bianca, i soldati le impedirono di passare; ella raccontò allora la sua storia compassionevole e così la lasciarono entrare. Quando giunse alla Segreteria, ove si trovava il Segretario particolare del Presidente, questi si rifiutò di lasciarla entrare nella sala del Presidente. Ma la ragazza gli narrò la sua storia pietosa ed anche il Segretario fu commosso e la lasciò passare. Nella sala del Presidente degli Stati Uniti c'erano senatori, generali, governatori e altri uomini politici, che tenevano convegno su questioni importanti riguardanti la guerra; ma lo sguardo del Presidente cadde sulla bambina che s'era fermata vicino alla porta. Volle sapere che cosa desiderasse; ella andò direttamente da lui e gli raccontò la sua storia, nel suo linguaggio semplice e innocente di ragazzina. Il Presidente era anche lui padre e presto due grosse lacrime gli rigarono il volto. Scrisse un dispaccio e lo inviò al campo, ordinando che il ragazzo fosse mandato subito da lui. Appena questi fu giunto, il Presidente lo graziò e gli diede trenta giorni di congedo, perché tornasse a casa con la sorellina a consolare i genitori. Volete sapere come si va a Gesù? Andate come quella bambina si recò da Abramo Lincoln. Può darsi che abbiate una triste storia da raccontarGli. Narratela interamente: non nascondete nulla. Se Abramo Lincoln ebbe pietà di quella ragazzina, ascoltò la sua preghiera e l'esaudì, credete che il Signore Gesù non vi ascolterà? Credete che Abramo Lincoln, o chiunque altro in questo mondo, possa essere più compassionevole quanto Gesù. No! Gesù si commuoverà anche se chiunque altro restasse indifferente. Se andate direttamente a Lui e Gli confessate il vostro peccato e la vostra miseria, Egli vi salverà.

D.L.Moody

23 luglio 2020





E chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è un mio discepolo, io vi dico in verità che non perderà affatto il suo premio. 
(Matteo10:42)

26 giugno 2020

Perché parlate troppo?

Ma il vostro parlare sia: "Sì, sì; no, no"; poiché il di più viene dal maligno. (Matteo 5:37)

Quando si parla con leggerezza, non pesando bene le parole che si dicono, si rischia di demolire e non di edificare coloro che ascoltano. Non a caso Gesù specifica che il nostro parlare deve essere sì o no. Questo non significa che il cristiano non deve argomentare o esprimere le proprie idee e opinioni. Però, quando parliamo, non siamo chiamati a parlare secondo i nostri sentimenti ma alla luce della Parola di Dio. La verità biblica deve essere il centro dei ragionamenti, tutto quello che si dice si deve rapportare ad essa. Sia il vostro parlare sì, sì e no, no, significa anche: “ riflessione”. Soffermarsi e verificare se la scrittura è in armonia con quello che si pensa, ogni parola deve essere confermata dalla voce meravigliosa del Maestro. Nella 2 epistola di Pietro l’apostolo avverte del pericolo che c’è nel parlare secondo la carne: “Però ci furono anche falsi profeti tra il popolo, come ci saranno anche tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una rovina immediata.” (2Pietro2:1) Uomini carnali che seducono attraverso le parole, attraverso i propri desideri, uomini frustrati che prendono piacere e diletto non nelle cose del Signore, ma nelle proprie cose. Chi parla troppo rischia di essere sedotto dai suoi stessi ragionamenti, e diventa preda dell’ avversario. Il vangelo fai da te non funziona, il vangelo di Gesù è verità. Più che mai oggi si deve proclamare Cristo Salvatore con forza e decisione, senza aggiungere o togliere niente “Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro.” (Apocalisse 22:18-19) Senza adulterare la Parola della Grazia con un parlare viziato dal peccato. C’è un giudizio per coloro che parlano nel nome del Signore senza che Dio abbia parlato. Il cristiano è un araldo, un messaggero e deve rapportare quello che il Suo Signore gli dice, non dire quello che vuole: “sia il tuo parlare sì o no.” 

19 giugno 2020

LA BIBBIA

Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente; è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c'è un corpo naturale, c'è anche un corpo spirituale. Così anche sta scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente»; l'ultimo Adamo è spirito vivificante. Però, ciò che è spirituale non viene prima; ma prima, ciò che è naturale, poi viene ciò che è spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo. Qual è il terrestre, tali sono anche i terrestri; e quale è il celeste, tali saranno anche i celesti. E come abbiamo portato l'immagine del terrestre, così porteremo anche l'immagine del celeste.
Ora io dico questo, fratelli, che carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio; né i corpi che si decompongono possono ereditare l'incorruttibilità.
Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità.
Quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta:
«La morte è stata sommersa nella vittoria».
«O morte, dov'è la tua vittoria?
O morte, dov'è il tuo dardo?»
Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge; ma ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.
Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore. (1 Corinzi 15:42-55)

17 giugno 2020

Diventare ed essere: qual è la differenza


Diventare: Passare a una condizione diversa dalla precedente. 

Essere: Esistere, senza alcuna determinazione, spesso in opposizione a sembrare, apparire.

Sono due definizioni che si trovano nel vocabolario della lingua Italiana. Questi due verbi sono sostanziali per la vita dell’uomo in particolare per il cristiano. La domanda che ci dobbiamo porre è questa: “sono diventato un cristiano o sono un cristiano?” Non è un gioco di parole, ma una realtà che deve essere cosciente. Aderire ad un pensiero religioso non produce nessun risultato spirituale, tanti aderiscono ad ideologie cambiando la loro condizione di pensiero, ma non di comportamento, altri si aggregano a dei gruppi con scopi benefici, ma non cambiano il loro carattere. Altri ancora hanno degli interessi socio-politici, ma rimane sempre la stessa personalità. 
Essere significa esistere, essere presente, vivere senza condizioni. Il credente che ha realizzato Cristo Gesù nella sua vita, devi vivere l’essere, non l’apparenza e tantomeno l’adesione. “ Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati.” (Romani 10:9-10) L’apostolo Paolo centra l’obiettivo quando parla di cuore, “con il cuore si crede” quando è coinvolto il cuore allora sarà coinvolto anche il nostro “essere”. Dio bisogna viverlo, perché Egli vive. Bisogna coinvolgere tutto il nostro “essere” anima, corpo e spirito. Non pensare che la sola conoscenza della bibbia sia la soluzione per vivere un vero cristianesimo. Il vero cristianesimo è essere una sola cosa con Dio e con la Sua Parola. Non lasciarti travolgere dall'idea di Dio ma vivi Dio come Egli è. Dio non ha bisogno di sostenitori, ma di figli ubbidienti e coinvolti nel Suo progetto. Se hai aderito solo mentalmente a Dio, rivolgiti a Lui e pregando chiedi di essere senza nessuna condizione un Suo figliuolo. “Ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.” (Giovanni 1:12-13) 

16 giugno 2020

                        LA BIBBIA

SALMO 31

Al direttore del coro.
Salmo di Davide.
O SIGNORE, poiché ho confidato in te,
fa' che io non sia mai confuso;
per la tua giustizia liberami.
Porgi a me il tuo orecchio;
affrèttati a liberarmi;
sii per me una forte rocca, una fortezza dove tu mi porti in salvo.
Tu sei la mia rocca e la mia fortezza;
per amor del tuo nome guidami e conducimi.
Tirami fuori dalla rete che m'han tesa di nascosto;
poiché tu sei il mio baluardo.
Nelle tue mani rimetto il mio spirito;
tu m'hai riscattato, o SIGNORE,
Dio di verità.
Detesto quelli che si affidano alle vanità ingannatrici;
ma io confido nel SIGNORE.
Esulterò e mi rallegrerò per la tua benevolenza;
poiché tu hai visto la mia afflizione, hai conosciuto le angosce dell'anima mia,
e non mi hai dato in mano del nemico;
tu m'hai messo i piedi in luogo favorevole.
Abbi pietà di me, o SIGNORE, perché sono tribolato:
l'occhio mio, l'anima mia, le mie viscere si consumano di dolore.
La mia vita vien meno per l'affanno,
i miei anni svaniscono nel pianto;
la forza m'è venuta a mancare per la mia afflizione,
si logorano tutte le mie ossa.
A causa dei miei nemici sono diventato obbrobrio,
un grande obbrobrio per i miei vicini,
e uno spavento per i miei conoscenti.
Chi mi vede fuori fugge via da me.
Sono dimenticato completamente, come un morto;
sono simile a un vaso rotto.
Perché odo le calunnie di molti,
tutto m'incute spavento intorno a me,
mentr'essi si consigliano a mio danno
e meditano di togliermi la vita.
Ma io confido in te, o SIGNORE;
io ho detto: «Tu sei il mio Dio».
I miei giorni sono nelle tue mani;
liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori.
Fa' risplendere sul tuo servo la luce del tuo volto;
salvami per la tua benevolenza.
O SIGNORE, fa' ch'io non sia confuso, perché t'invoco;
siano confusi gli empi,
sian ridotti al silenzio nel soggiorno dei morti.
Ammutoliscano le labbra bugiarde
che parlano contro il giusto con arroganza,
con alterigia e con disprezzo.
Quant'è grande la bontà che tu riservi a quelli che ti temono,
e di cui dai prova in presenza dei figli degli uomini,
verso quelli che confidano in te!
Tu li nascondi all'ombra della tua presenza, lontano dalle macchinazioni degli uomini;
tu li custodisci in una tenda,
al riparo dalla maldicenza.
Sia benedetto il SIGNORE;
poich'egli ha reso mirabile la sua benevolenza per me,
ponendomi come in una città fortificata.
Io, nel mio smarrimento, dicevo:
«Sono respinto dalla tua presenza»;
ma tu hai udito la voce delle mie suppliche,
quand'ho gridato a te.
Amate il SIGNORE, voi tutti i suoi santi!
Il SIGNORE preserva i fedeli,
ma punisce con rigore chi agisce con orgoglio.
Siate saldi, e il vostro cuore si fortifichi,
o voi tutti che sperate nel SIGNORE!

25 maggio 2020


Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Giovanni 3: 16



20 maggio 2020


The Light Is Jesus
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TU PREGHI PER IL TUO PASTORE?
Essere pastore è catalogato all'interno delle quattro Attività più difficili negli Stati Uniti.
È una chiamata divina, un ministero affidato da Dio. Solo Lui può dare le qualità che servono.
Perché un pastore deve essere:
• Predicatore
• Esempio
• Padre
• Marito
• Consigliere
• Oratore
• Pianificatore
• Ministro
• Visionario
• Direttore
• Mentore
• Amico
• Tato
• Conciliante
• Consigliere per matrimoni
• Consigliere per giovani
• Formatore di leader
• Maestro della Bibbia
• Insegnante
• Guida
• Amministratore
• Intercessore, ecc, ecc.
Oltre ad essere:
• Portiere del tempio
• Autista di fratelli
• Personale di pulizia
• Responsabile della sicurezza
• Leader di lode
• Il primo in arrivo e l'ultimo ad uscire

Ogni pastore affronta costantemente
Critiche quali:
- Il sermone non mi riempie
- Il culto è molto lungo
- Il culto è molto breve
- I figli del pastore non sono un esempio secondo gli altri.
- La predica è troppo semplice
- La predica è troppo complessa
- Le decisioni troppo dure
- Le decisioni troppo superficiali
- E' troppo influenzato
- È troppo dittatore

Una delle cose più difficili che c'è nella vita di un pastore è sapere che le persone che oggi lo amano, probabilmente domani lo tradiranno.
Un'altra difficoltà è la consapevolezza che non si comprende spesso che le decisioni prese ambito della chiesa sono prese per concordare i caratteri dei diversi fratelli e avere una linea comune con la via tracciata da Dio per quella chiesa, e non è un'opera personale ma è frutto di preghiere intense.
Il Pastore secondo una statistica mondiale molte volte e 'la persona più solitaria della congregazione.
Si può vedere un pastore essere circondato da persone, ma pochissime volte di persone che sono interessati ai suoi problemi. Si carica delle difficoltà di tutti ma pochi comprendono le sofferenze e le lacrime che egli del continuo versa per tenere la chiesa nella pace e nella fede.
Essere un pastore e' un grande privilegio ma anche una grande responsabilità. Essere pastore è qualcosa che riguarda il cuore.
Nonostante i pesi senti la gioia di Cristo, nonostante le lacrime e le delusione di alcuni non puoi mollare perché sai che ti ha chiamato il sommo Pastore e Lui ti asciuga le lacrime e ti darà il premio. Essere pastore è meraviglioso perché senti Dio che ti affianca in ogni luogo e tempo. Ma è necessario pregare per loro. Grazie Signore per questo grande onore che hai dato a questi tuoi servi, aiuta i nostri pastori ogni giorno a curare, guidare le nostre comunità e ad essere saggi. Io prego per il mio pastore..

12 maggio 2020



Cinque minuti importanti 

In casa mia, quand'ero bambino, avevamo una regola che chiamavamo dei “ Cinque minuti “. Cinque minuti prima di andare a scuola dovevamo essere tutti pronti per una riunione di preghiera con la mamma. Era­vamo molti e dove la mamma si trovava, lì pregavamo. Poteva essere in cucina o in sala da pranzo o in camera da letto o nel cortile, non importava il luogo. Noi ci in­ginocchiavamo e la mamma invocava la be­nedizione del Signore sopra ciascuno di noi e lo ringraziava per la provvidenza divina avuta fino a quel giorno. Spesso i nostri no­mi erano menzionati e speciali benedizioni invocate sopra ciascuno di noi. Se qualche bambino del vicinato si tro­vava a passare in quel momento da casa nostra per proseguire per la Scuola (e ciò accadeva sovente) veniva incluso nel nostro circolo di preghiera. Alla fine di essa vi era un bacio per cia­scuno di noi ed andavamo via. Quei cinque minuti erano molto impor­tanti per noi bambini. 

ADELAIDE BLANTON


02 maggio 2020

Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi. La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi. (Filippesi 4:4-9)

01 maggio 2020


Salmo 116:1-19
Lode per la liberazione
Io amo il SIGNORE perché ha udito la mia voce e le mie suppliche. Poiché ha teso l'orecchio verso di me, io lo invocherò per tutta la mia vita. I legami della morte mi avevano circondato, le angosce del soggiorno dei morti mi avevano colto; mi aveva raggiunto la disgrazia e il dolore. Ma io invocai il nome del SIGNORE: «SIGNORE, libera l'anima mia!» Il SIGNORE è pietoso e giusto, il nostro Dio è misericordioso. Il SIGNORE protegge i semplici; io ero ridotto in misero stato ed egli mi ha salvato. Ritorna, anima mia, al tuo riposo, perché il SIGNORE t'ha colmata di grazie. Tu hai preservato l'anima mia dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi da cadute. Io camminerò alla presenza del SIGNORE sulla terra dei viventi. Ho creduto, perciò ho parlato. Io ero molto afflitto. Dicevo nel mio turbamento: «Ogni uomo è bugiardo». Che potrò ricambiare al SIGNORE per tutti i benefici che mi ha fatti? Io alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del SIGNORE. Scioglierò i miei voti al SIGNORE e lo farò in presenza di tutto il suo popolo. È preziosa agli occhi del SIGNORE la morte dei suoi fedeli. Sì, o SIGNORE, io sono il tuo servo, sono tuo servo, figlio della tua serva; tu hai spezzato le mie catene. Io t'offrirò un sacrificio di lode e invocherò il nome del SIGNORE. Adempirò le mie promesse al SIGNORE e lo farò in presenza di tutto il suo popolo, nei cortili della casa del SIGNORE, in mezzo a te, o Gerusalemme.
Alleluia. 

Questo salmo è di grande incoraggiamento quando siamo oppressi e scoraggiati da svariate prove. Quando la nostra vita sembra venire meno, questi versi ci invitano a confidare in Dio. Il salmista ha ricevuto una risposta da parte del Signore quando dice: “Ha udito la mia voce e le mie suppliche”. (v.1) Quante lacrime versiamo a causa dei nostri dolori, quante lacrime rigano il nostro volto a causa delle afflizioni che ci colgono all’improvviso. Il mio pensiero va a Gesù Cristo poco prima della Pasqua, dopo l’ultima cena, quando, insieme ai suoi discepoli, entrò nel giardino del Getsemani, e ,staccatosi da loro, pregò intensamente il Padre dicendo: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta”. (Luca 22: 42) Era in agonia, in grande sofferenza a causa della sua prossima morte espiatrice. Egli stava chiedendo a Dio Padre se c’era qualche altro modo attraverso il quale l’umanità potesse essere salvata. Ma non ci fu risposta, perché non c’era alcun altra soluzione se non quella della croce. Il dolore di Cristo non era il pensiero della Sua morte, ma il contatto con il peccato, sì, perché alla croce avrebbe dovuto portare il peccato di tutti gli uomini, sia i miei, sia i tuoi.  A volte l’afflizione può trascinarci nella fossa più profonda della disperazione, ma il verso 4 ci viene in soccorso “Ma io invocai il nome del SIGNORE: «SIGNORE, libera l'anima mia!”. Forse non avremo subito una risposta, ma ciò che conta è che le nostre richieste giungono a Lui. Il salmista ci ricorda che Dio è misericordioso e non tarda nel soccorso. Il salmista promette di invocare il Signore per tutta la sua vita, sia questo il nostro desiderio, la nostra bramosia, il nostro scopo. Non invocare Dio solo nel dolore, ma condivi con Lui anche le tue gioie e le tue vittorie. Dio è fedele perché mantiene le Sue promesse, non ricorriamo alle risorse umane per uscire fuori dai problemi, ma poniamo tutta la nostra fiducia in Lui. E ricordiamoci di esse fedeli testimoniando delle grandi opere del Signore “Scioglierò i miei voti al SIGNORE e lo farò in presenza di tutto il suo popolo”. Il salmista aveva fatto delle promesse nella sua angoscia ed adesso dichiara di presentarsi nel Tempio con offerte di ringraziamento. Ci sono e ci saranno momenti bui angosciosi e tribolati, ma noi vogliamo chiedere al Signore di aiutarci fino alla fine, perché ci ha liberati e ne siamo usciti vittoriosi. Ricondiamoci che non amiamo il Signore per le sue liberazioni ma perché Egli è Dio benedetto in eterno.
(Caracciolo Raffaele)

25 aprile 2020



Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. 
Romani 3:23-24

14 aprile 2020


 Ecco l’Agnello


(Giovanni 1:29)
Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: «Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!
Giovanni l’evangelista stava presentando sulla scena della storia umana il vero Agnello di Dio. "l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo" (Giovanni 1:29). E’ scritto che Egli è stato "designato prima della fondazione del mondo" (1 Pietro 1:18-20). Era nel pensiero di Dio provvedere un Salvatore per l’umanità corrotta dal peccato, c’era bisogno di un un vero, unico e insostituibile mediatore tra Dio e l’uomo. L’apostolo Paolo scriveva al giovane Timoteo e gli ricordava che: “C'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo” (1Timoteo 2:5). Nessun sacrificio poteva espiare il peccato, nell’antichità venivano offerti animali al Sommo Sacerdote per l’espiazione, ma erano sacrifici imperfetti fatti da uomini imperfetti, infatti nella lettera ai in Galati è scritto: “Ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio” (Galati 4:4). Non un uomo qualunque ma il Suo unigenito Figliuolo “ Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo.” (1Giovanni 4:9) Si è rivestito di carne ed ha abitato per un tempo in mezzo agli uomini. La Sua nascita fu soprannaturale, perché fu concepito dallo Spirito Santo nel seno di una vergine. Poiché nacque attraverso l’opera dello Spirito e non da seme umano, nessuno fu mai come Lui, Egli era puro, l'Agnello di Dio perfetto e senza macchia. Ed è attraverso il Suo sangue che c’è il vero perdono dei peccati. Giovanni, nella sua prima epistola, scriveva: “E il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7). Meraviglioso Signore, solo il sangue di Gesù può placare l’ira di Dio sull’uomo peccatore. Caro amico c’è speranza per te, Dio non ti ha dimenticato, non ti ha abbandonato, ma ti vuole assicurare un futuro eterno con Lui per mezzo del Suo Figliuolo Gesù Cristo. Non cercare altre soluzioni per essere liberato dal peccato, Paolo ai Romani scriveva: “Ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù." (Romani: 3:24) E’ un dono gratuito che Dio concede a tutti quelli che si accostano a Lui con fede. Anche in questo giorno Gesù è presente sulla scena dell’umanità, ed è mia responsabilità presentartelo, ora tocca te scegliere se riceverlo o rigettarlo, se stringere amicizia o allontanarLo dalla tua vita.
Caracciolo Raffaele

11 aprile 2020

Dio ti ascolta


Luca 18:1-8
Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: «C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Una fede che grida è una fede che Dio ascolta. La prova è quella contenuta in questa parabola. Una donna si rivolge ad un giudice per ottenere giustizia a causa di un suo avversario e cosa fa questo giudice: non l’ascolta. Un giudice, che dovrebbe applicare la legge in modo impeccabile, non ascolta la voce di questa vedova. Probabilmente il dolore di questa donna doveva essere forte, per questo si era rivolta ad un uomo di legge. La vedova andava dal giudice con insistenza, esigendo giustizia per essere finalmente liberata dalla sua pietosa condizione. Nell’ antico testamento le vedove dovevano essere trattate bene e curate, proprio perché non avevano l’assistenza e la protezione del marito. Mentre i giudici erano preposti ad applicare la legge e risolvere i problemi. La tenacia di questa donna, la perseveranza, l’insistenza va oltre la malvagità del giudice. Infatti quest’ultimo, per non essere più infastidito, le fa giustizia. Abbiamo un Dio che non è come questo giudice, anzi Gesù ci presenta il Signore come Colui che ascolta i Suoi figli che gridano a Lui giorno e notte. Egli non ti farà aspettare come questo giudice, perché ascolta la preghiera che viene da un cuore sincero e bisognoso della Sua protezione. Se hai bisogno dell’intervento del Signore grida con tutto il cuore, invocalo perché Egli è vicino (Salmo 145:18). Dio è pronto, applica la tua fede e afferra le Sue promesse.
Caracciolo Raffaele

10 aprile 2020


LA RETE DEL PECCATO
Giacomo 1: 14-15
Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce; poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand'è consumato, produce la morte.

La concupiscenza è il desiderio smodato di qualcosa. Desiderare qualcosa che Dio non approva e non viene collocato nel meraviglioso piano della salvezza è peccato. Il peccato è come la tela che tesse il ragno. All’inizio è piccola, poi pian piano, giorno per giorno, diventa sempre più grande a tal punto che riesce ad intrappolare insetti di grosse dimensioni. La tela è realizzata mediante fili in materiale viscoso che gli stessi ragni producono, questo ci dice che il peccato non è prodotto da Dio ma dall’uomo, Giacomo è chiaro quando afferma che: “Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza” quel “propria” significa personale, sua. Il peccato non è una fantasia inventata da un gruppo religioso o da ideologie dogmatiche, il peccato è reale, vero e si manifesta in atti concreti. La produzione di questo materiale vischioso da parte dei ragni è generata da una ghiandola e serve ad intrappolare i nemici facendoli divenire fonte di nutrimento. L’uomo senza Dio cerca in tanti modi di intrappolare altri nella rete del peccato, ma anche di nutrirsi dei loro peccati. La rete tessuta è resistente, sopporta il peso, la tensione e la pressione, da soli non è possibile liberarsi, quando si cade nella rete, la morte è quasi certa, il ragno attacca, avvolge nella seta la preda la immobilizza non lasciandole scampo. C’è un altro particolare della rete, se cade la piaggia o soffia il vento il ragno non abbandona la sua ragnatela, ma la tesse di nuovo senza stancarsi (cfr. Salmo 42:7) a meno che non si rompe il filo da cui il ragno scende, solo in questo modo l’aracnide abbandona la sua tela, ancora oggi la scienza non riesce a dare una risposta a questo fenomeno. Caro amico, se sei caduto in questa trappola, c’è soltanto un modo per uscirne: la rottura del filo. C’è Uno che può ogni cosa e si chiama Gesù, Egli solo può rompere il legame con la tela, Lui solo può liberarti completamente. Alla croce Gesù ha compiuto tutto quello che Dio padre Gli aveva ordinato. Ha liberato i prigionieri dalla schiavitù del peccato, ha aperto gli occhi ai ciechi ha rialzato i paralitici, ha risuscitato i morti. Questo è Dio, riconoscilo in tutte le tue vie. Dio ti benedica.
Caracciolo Raffaele

09 aprile 2020

DIO NON VUOLE LA MORTE 
Ezechiele 33: 10-11

Tu, figlio d'uomo, di' alla casa d'Israele: "Voi dite così: 'Le nostre trasgressioni e i nostri peccati sono su di noi, e a motivo di essi noi languiamo: come potremmo vivere?'". Di' loro: "Com'è vero che io vivo", dice il Signore, DIO, "io non mi compiaccio della morte dell'empio, ma che l'empio si converta dalla sua via e viva; convertitevi, convertitevi dalle vostre vie malvagie! Perché morireste, o casa d'Israele?"

Quando Israele peccò, Dio gli offrì il pentimento, il perdono e un nuovo inizio. L’appello del Signore fu quello alla vita, affinché non morisse. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati (1 Timoteo 2:4). Egli non ha mai desiderato castigare l’uomo con la morte, ma in modo amorevole e coinvolgente lo ha sempre invitato alla vita (Isaia 55:3). Non desiderare la lontananza da Dio, non avere a cuore le vie della perdizione, sappi che se tu dici no Dio deve dirti no. Non mollare la presa, ma afferra in dono la vita che Dio ti offre. Lo so che sei oppresso dice il Signore, lo so che stai portando dei pesi che ti stanno schiacciando, ma vieni a Me. (Matteo 11:28) Oggi è il tempo della grazia, oggi le porte del cielo sono aperte, oggi ti puoi incontrare con Cristo, cosa aspetti? Così dice il Signore: “Io non mi compiaccio della morte”. Il peccato, la trasgressione ti stanno consumando, ti stanno facendo soffrire, porta a Cristo ogni iniquità, Egli sulla croce ha vinto inchiodando tutti i peccati (cfr. Colossesi 2:14). Dipende da te cosa vuoi fare. Vuoi vivere o morire?
(Caracciolo Raffaele)

03 aprile 2020

Chi sei tu, o grande montagna?


Allora egli mi rispose: “È questa la parola che il Signore rivolge a Zorobabele: "Non per potenza, né per forza, ma per lo Spirito mio", dice il Signore degli eserciti. Chi sei tu, o grande montagna? Davanti a Zorobabele tu diventerai pianura. 
(Zaccaria 4: 6-7)

Non entreremo nel merito del significato profetico di questo testo e tantomeno nel significato tipologico che potrebbe suggerci. In realtà gli ostacoli fanno parte anche della nostra vita quotidiana. Zaccaria profetizza e dice: “Chi sei tu o grande montagna?” Gesù disse: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo sicomoro: "Sradicati e trapiantati nel mare", e vi ubbidirebbe”. (Luca 17:6) Quindi Gesù fa una promessa, ma non offre ai suoi discepoli una vita facile e priva di difficoltà, talvolta il “gran monte” non viene tolto e gettato nel mare e la soluzione non è poi così automatica e meccanica, questo significa che dobbiamo sempre ricordare che il Signore ci mette alla prova per vedere se lo amiamo e siamo fedeli in certe circostanze. Noi tutti sappiamo che il Signore è potente da poter fare qualsiasi cosa, per Lui le cose difficile sono facili, e sa anche convertire delle situazioni difficili in meravigliose opportunità di ringraziamento e di lode, manifestando tutta la sua potenza e la sua grandezza. Giacomo dice nella sua epistola: “Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti”. (Giacomo 1: 2-4) Solo a coloro che rimangono fermi nella prova la Bibbia garantisce un regno eterno in Cristo. Voglia il Signore farci comprendere che : “Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all'estremo; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi.” (II Corinzi 4:8-9) Quando si presentano momenti di difficoltà o di distretta invochiamo il Signore e, per lo Spirito Santo il “gran monte” sarà trasformato in pianura e quelle difficoltà, apparentemente insormontabili, si spianeranno davanti a noi per l'intervento del nostro Grande Signore e Salvatore Cristo Gesù.
(Caracciolo Raffaele)

30 marzo 2020

La lettura è per la mente quel che l'esercizio è per il corpo. 
(J. Addison)

 1 Giovanni 3:1-10

Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è
stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è. E chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com'egli è puro. Chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge. Ma voi sapete che egli è stato manifestato per togliere i peccati; e in lui non c'è peccato. Chiunque rimane in lui non persiste nel peccare; chiunque persiste nel peccare non l'ha visto, né conosciuto. Figlioli, nessuno vi seduca. Chi pratica la giustizia è giusto, com'egli è giusto. Colui che persiste nel commettere il peccato proviene dal diavolo, perché il diavolo pecca fin da principio. Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è nato da Dio non persiste nel commettere peccato, perché il seme divino rimane in lui, e non può persistere nel peccare perché è nato da Dio. In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello.

25 marzo 2020



ALLEGREZZA CRISTIANA

... Allegri nella speranza.
 Romani 12:12

L’allegrezza nasce nell’uomo per le cose che ha o per quelle che spera di avere; purtroppo le cose offerte dalla vita sono effimere e fugaci e quindi anche l’alle­grezza risulta, nella vita dell’uomo, un sentimento mo­mentaneo e, generalmente superficiale.
Non è così per il cristiano, per il vero cristiano; le realtà capaci di generare allegrezza sono infinite ed eter­ne per lui, ed egli può far festa ogni giorno per l'abbon­dante grazia che ha realizzato e che possiede. Il suo nome è scritto nel cielo, egli è figlio ed erede di Dio, gode della Sua assistenza e della Sua provvidenza e gioisce per la be­nedizione della Sua presenza.
Anche se vengono le prove e se le tentazioni aumen­tano dì violenza, il cristiano continua ad essere un “vaso “ pieno dell’eccellenza della grazia di Dio ed ha tutta la ragione per essere allegro.
Ma c’è un motivo dominante nell’esperienza del cri­stiano che determina ed alimenta l’allegrezza e questo è la “speranza”. Dobbiamo ricordarci che quando la dot­trina cristiana parla di speranza, non si riferisce mai a quella specie “d’illusione” che esiste in ogni individuo e che gli fa “sognare” le cose che più desidera. La “spe­ranza” cristiana è il senso d’aspettativa volto all’adempimento sicuro delle promesse di Dio: la gloria eterna dei credenti in Cristo Gesù. Questa speranza è la fonte stessa dell’allegrezza perché anticipa per i pellegrini di Dio il giorno del riposo, e in una certa misura spirituale lo fa cedere ad ogni credente, già in questa terra.
Il cammino è lungo, la marcia è faticosa, le diffi­coltà qualche volta sono schiaccianti, ma che importa, se guardando avanti si possono scorgere le mura prezio­se della città di Dio e si possono mirare quelle meravi­gliose porte di perla?
La vita sfugge, attraverso lo scorrere degli anni o l’incalzare della malattia, ma perché attristarsi quando anche questo serve per avvicinarsi alla luce, alla gloria, all’eternità?
Siate allegri nella speranza: lasciatela zampillare an­che nelle ore più oscure o nelle situazioni più difficili e da quella fonte sgorgherà sempre un’allegrezza pura che il mondo non conosce ma che ogni cristiano può possedere nella grazia del Signore.

Festeggia cristiano, il tuo nome è scritto nel cielo... le pene di quaggiù non possono cancellarlo!

(Tratto da Pane di Vita)

23 marzo 2020

Leggiamo la Bibbia

«Ma tu, Israele, mio servo, Giacobbe che io ho scelto, discendenza di Abraamo, l'amico mio, tu che ho preso dalle estremità della terra, che ho chiamato dalle parti più remote di essa, a cui ho detto: "Tu sei il mio servo", ti ho scelto e non ti ho rigettato. Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia. Ecco, tutti quelli che si sono infiammati contro di te saranno svergognati e confusi; i tuoi avversari saranno ridotti a nulla e periranno; tu li cercherai e non li troverai più. Quelli che litigavano con te, quelli che ti facevano guerra, saranno come nulla, come cosa che più non è; perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, fortifico la tua mano destra e ti dico: "Non temere, io ti aiuto! Non temere, o Giacobbe, vermiciattolo, o residuo d'Israele. Io ti aiuto", dice il SIGNORE. Il tuo redentore è il Santo d'Israele. Ecco, io faccio di te un erpice nuovo dai denti aguzzi; tu trebbierai i monti e li ridurrai in polvere, e renderai le colline simili alla pula. Tu li ventilerai e il vento li porterà via; il turbine li disperderà; ma tu esulterai nel SIGNORE e ti glorierai del Santo d'Israele. I miseri e i poveri cercano acqua, e non ce n'è; la loro lingua è secca dalla sete. Io, il SIGNORE, li esaudirò. Io, il Dio d'Israele, non li abbandonerò. Io farò scaturire dei fiumi sulle nude alture, delle fonti in mezzo alle valli; farò del deserto uno stagno, della terra arida una terra di sorgenti; pianterò nel deserto il cedro, l'acacia, il mirto e l'olivo selvatico; metterò nei luoghi sterili il cipresso, il platano e il larice tutti assieme, affinché quelli vedano, sappiano, considerino e capiscano tutti quanti che la mano del SIGNORE ha operato questoe che il Santo d'Israele ne è il creatore.
(Isaia 41:8-20)

18 marzo 2020


Il sangue dell’Agnello
Mosè dunque chiamò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: “Andate a procurarvi degli agnelli per le vostre famiglie, e immolate la Pasqua. Poi prendete un mazzetto d'issopo, intingetelo nel sangue che sarà nel catino e con quel sangue spruzzate l'architrave e i due stipiti delle porte. Nessuno di voi varchi la porta di casa sua, fino al mattino. Infatti, il SIGNORE passerà per colpire gli Egiziani; e, quando vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti, allora il SIGNORE passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nelle vostre case per colpirvi.”
(Esodo 12:21-23)

Il Faraone si era sempre opposto ostinatamente alla richiesta di Mosè di fare uscire Israele dall’Egitto. Così sugli Egiziani si erano abbattute dieci terribili piaghe: il Nilo mutato in sangue, le rane, le zanzare, le mosche, la pestilenza sul bestiame, le ulcere, la grandine, le locuste, le tenebre. Sul paese adesso si stava per abbattere la decima ed ultima piaga, la morte di tutti i primogeniti. Ogni famiglia Israelita doveva chiudersi in casa, procurarsi un agnello ed un mazzetto di una pianta aromatica chiamata issopo, intingerla in un catino contenente il sangue dell’animale e spruzzarlo sull’architrave e sui due stipiti delle porte, quando sarebbe passato il Signore, lo sterminatore sarebbe andato oltre risparmiando i primogeniti di quella famiglia. Come credenti non siamo esonerati dalle piaghe, dalle malattie e difficoltà che questa vita ci propina, “poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. (Matteo5:45) Giobbe era un uomo santo, eppure soffrì, ma ciò che incoraggia i figli di Dio è la cura amorevole del Signore. E’ scritto nel libro del profeta Isaia: “Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia.” (Isaia 41:10) Il popolo doveva rimanere chiuso in casa quella notte, ognuno insieme alla sua famiglia, consumare la carne arrostita al fuoco, pane azzimo ed erbe amare (Esodo 12:8), ed assicurarsi della presenza del sangue sulle porte. Hai anche tu l’agnello di Dio? Il sangue di Cristo è sull’architrave del tuo cuore? È l’unico antidoto contro il peccato che distrugge l’intera umanità. I figli di Dio, che possiedono il Signore Gesù, sono immuni dalla morte eterna, oggi possono vivere grazie a quel sangue sparso da Cristo sulla croce. “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.” (Isaia 53:5). Per concludere vorrei usare un’espressione dell’apostolo Paolo “Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?” (Romani 8:31). Dio ti benedica!
(Caracciolo Raffaele)

16 marzo 2020

Bisogna dipendere da Dio

Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: “Questa notte voi tutti avrete in me un'occasione di caduta; perché è scritto: “Io percoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse”. Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea”. Pietro, rispondendo, gli disse: “Quand'anche tu fossi per tutti un'occasione di caduta, non lo sarai mai per me”. Gesù gli disse: “In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”. E Pietro a lui: “Quand'anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò”. E lo stesso dissero pure tutti i discepoli.
(Matteo 26:30-35)

Gesù stava rivelando ai suoi ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco. Tutti sarebbero stati dispersi a motivo della Sua morte, ma poi rivela che Egli sarebbe risuscitato “Ma dopo che sarò risuscitato”. Gesù voleva far conoscere il piano di salvezza di Dio, la Sua morte e la Sua resurrezione. E’ fondamentale questa verità, eppure Pietro commette un errore, anche se sincero ed onesto “Quand'anche tu fossi per tutti un'occasione di caduta, non lo sarai mai per me”, “Quand'anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò”, Pietro era stato con Gesù e non aveva compreso che nell’ora della sofferenza, nell’ora più buia della vita bisognava confidare nell’assistenza divina. Troppo spesso molti fanno questo errore, superare le difficoltà senza l’aiuto di Dio. Eppure la Bibbia è chiara a tal riguardo “…perché senza di me non potete fare nulla”. (Giovanni 15:5) La vita spirituale ha un solido fondamento, Cristo, e tutto ruota intorno a Lui, lungi da noi appoggiarci sul nostro discernimento o capacità o conoscenza. Pietro credeva realmente che sarebbe rimasto fedele a Gesù, che gli sarebbe stato vicino, che non lo avrebbe rinnegato, ma purtroppo non conosceva la sua fragilità. Noi dobbiamo conoscerla e metterla nelle mani del Signore, nelle mani di Colui che vuole darci tutta la forza della Sua grazia e darci vittoria in ogni battaglia. Se Gesù non avesse dato la Sua vita, l’uomo sarebbe vissuto nel peccato. Ringraziato sia il Signore per il Suo sacrificio. Dio non ha bisogno di “sostenitori umani” ma di figli ubbidienti che perseverano nelle Sue parole e sono disposti a seguire il Signore a costo della loro vita, a perseverare nel confessare Cristo. E’ importante quello che segue quando Gesù fu arrestato e giudicato. E’ scritto di Pietro : “Ma egli prese a imprecare e a giurare: " Non conosco quell'uomo di cui parlate”. (Marco 14:71) Quando Gesù risorse nel vangelo di Giovanni è scritto: “Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!” Simon Pietro, udito che era il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si gettò in mare”. (Giovanni 21:7) Pietro era venuto meno alle sue parole, ma Gesù no, “In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte” , “Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea”. Questo è Gesù, Colui che fa ciò che dice. Caro amico continua a confidare nel Signore e dipendi da Lui in ogni circostanza. Dio ti benedica!
(Caracciolo Raffaele)

15 marzo 2020








https://www.youtube.com/watch?v=K6DVVZWnbds

VUOI VEDERE IL SIGNORE?

Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via”. Tommaso gli disse: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?” Gesù gli disse: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se mi aveste conosciuto avreste conosciuto anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l'avete visto”. Filippo gli disse: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gesù gli disse: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: "Mostraci il Padre"? Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle opere stesse. In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch'egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
(Giovanni 14:1-14)

Era vicina la dipartita di Gesù ed Egli incoraggia i suoi ad avere fede in Dio ed in Lui. Gesù stava rivelando la Sua missione, lo scopo della Sua venuta sulla terra: Egli è l’unica via, l’unica verità e l’unica vita. Da Lui dipende la salvezza. Qual è questo luogo di cui Gesù parla? Potrebbe essere il Golgota, perché è lì che Cristo avrebbe attirato tutti a Sé, tutti coloro che avrebbero creduto in Lui, ma sicuramente è il Cielo, un posto glorioso, dove saranno raccolti tutti i credenti di ogni lingua e nazione. Filippo rivolge una domanda a Gesù: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”, i discepoli erano stati con Gesù, avevano visto cose meravigliose eppure Filippo dice: “ mostraci il Padre”, senza comunione non è possibile la rivelazione. Ciò che rende vivo il nostro rapporto con Dio è proprio la comunione, senza questa non potremmo scoprire “le insondabili ricchezze di Cristo” (Efesini 3:8). Gesù è Dio, questi versi ne sono la prova inconfutabile, “Chi ha visto me, ha visto il Padre”. Quanti sedicenti dottori delle scritture dubitano di Cristo, ma questi versi dovrebbe mettere a tacere ogni perplessità intorno alla Sua Deità. Voglia lo Spirito Santo rivelarlo a quanti sono sinceri ed hanno realmente desiderio di conoscere il Cristo della Bibbia. “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto”, il tempo non garantisce la conoscenza, possiamo passare ore e ore con qualcuno e non conoscerlo. Conoscere il Signore significa viverlo, ubbidirgli, sottomettersi, la teoria da sola non porta alla vera conoscenza, deve essere seguita dalla pratica, solo allora riusciremo ad avere una vera conoscenza, Giacomo 1:22 scrive: “Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi.” La delusione può nascere in quanti sottostimano la Parola, ritenendola antica ed obsoleta, non più al passo con i tempi. Sappi questo, i tuoi occhi si apriranno solo se hai fede “Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.” (Ebrei 11: 6). Non porti tante domande, credi nel Figlio di Dio, accetta il Suo sacrificio espiatorio. E’ grazie alla Sua giustizia che sei stato reso giusto, com’è scritto nella lettera ai Romani “…al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù.” (Romani 3: 26)
(Caracciolo Raffaele)

Atti 2 Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di ...